San Marino fixing- speciale latte - 2/02/2012
“Stella stellina, la notte si avvicina. La notte è scura scura ma io non ho paura. Brilla una stella gialla. Chi c’è dentro la stalla? La mucca e il vitellino dal muso piccolino, due occhioni di velluto, un codino minuto. Li sto un poco a guardare e poi vado a cercare...”. Varcare la porta della stalla di Ugo Bonifazi, posizionata in una delle vedute più gentili di San Marino – Montegiardino – è come aprire un libro di filastrocche: un corridoio lungo separa gli spazi che ospitano le 120 mucche di razza Frisona, quelle comunemente dette “da latte”. Il profumo del fieno arriccia il naso – profumo delicato, che sa di passato, di lavori antichi – mentre gli occhi delle vacche scrutano curiosamente il visitatore, abbassandosi poi, con ritmo scandito, verso il cibo.
“Mangiano un mix di fieno e cereali - afferma Ugo Bonifazi -: orzo, mais e soia, quasi in proporzione 1 a 1”. Nella stalla ricevono le cure in caso di malattia. E una volta all’anno c’è il ‘rito’ legato al taglio delle unghie (“come per i cavalli” sottolinea Bonifazi).
Circa 50 mucche si affacciano dai loro piccoli recinti. “Sono quelle pronte per la mungitura – prosegue Bonifazi -. Quelle dietro servono per mantenere le prime. Una mucca può essere munta per circa 9 o 10 mesi, poi ha bisogno di una pausa di circa due o tre mesi. In un anno, i giorni ‘per il latte’ sono circa 300. Vengono munte due volte al giorno: una verso le 6 di mattina, solitamente più abbondante in quanto le Frisone hanno riposato durante la notte, la seconda attorno alle 17. In un giorno, ogni capo produce circa 30 litri di latte. Dalla mia stalla ‘esce’ quasi la metà del latte sammarinese: 16 quintali al giorno per un totale di 32 quintali. E’ un lavoro molto duro che non ha orari: si lavora dall’alba sino al tramonto, per tutto l’anno. Ci vuole molta passione, la stessa che mi hanno trasmesso i miei genitori”.
Mungitura
La mungitura avviene in maniera meccanica. “Le mucche vengono portate in una stanza. Cinque da una parte e cinque dall’altra, in ordine. Le laviamo, le puliamo, e disinfettiamo le mammelle. Alle mammelle viene attaccata una macchina che in tre o quattro minuti estrae il latte. Un computer registra tutto: lo stato di salute dell’animale, eccetera. Il latte viene poi trasportato, attraverso alcuni tubi, in due grandi vasche, senza venire mai a contatto con l’aria”. Nelle vasche la temperatura è di 2 gradi: ideale per la conservazione. “Ogni due giorni il camion della Centrale del Latte passa a raccogliere il prezioso liquido bianco”.
Madri e figli
La gestazione nelle mucche dura 9 mesi, come nell’uomo. “Ogni vacca ha quattro o cinque cicli di gravidanza. La prima dopo i due anni di vita”. I neonati trovano il loro ‘asilo’ in un piccolo recinto adiacente alla stalla principale.
“Il più giovane ha sei giorni, il più grande circa tre mesi. Sono stati separati dai ‘grandi’ in quanto non hanno ancora sviluppato gli anticorpi. Nella stalla più grande corrono il rischio di ammalarsi”.
Luogo per antonomasia della nascita nella religione cristiana, la stalla oggi è un luogo che ancora sa catturare l’attenzione degli scolari delle scuole elementari.
“Quando vengono in visita, i bambini rimangono affascinati”. E lo dice con un sorriso, Ugo Bonifazi. Un sorriso che parte dagli occhi e che può avere solamente chi convive con gli animali. Con la serenità che, senza parlare, sanno dare alle persone.